Un luogo a Ragusa che ancora sfida il tempo: l'incredibile cava che lascia a bocca aperta

Esplora la Cava dei Servi: gole millenarie, dolmen di 4000 anni, trote protette e biodiversità nei Monti Iblei.

A cura di Paolo Privitera
12 agosto 2025 18:00
Un luogo a Ragusa che ancora sfida il tempo: l'incredibile cava che lascia a bocca aperta - Foto: Davide Mauro/Wikipedia
Foto: Davide Mauro/Wikipedia
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La Cava dei Servi: Dolmen millenari e natura selvaggia

Nascosta tra i Monti Iblei, al confine tra Ragusa, Modica e Rosolini, la Cava dei Servi è una meraviglia che mescola paesaggio naturale e archeologia preistorica. Le sue gole di calcarenite a strapiombo, scavate dal torrente Tellesimo, generano scenari mozzafiato dove la natura mediterranea convive con segni millenari della presenza umana.

Dichiarata riserva naturale nel 1999, l’area comprende oltre 300 ettari di boschi di leccio, gariga e macchia, pozze d’acqua e sentieri percorribili dove la biodiversità trova rifugio.

Un patrimonio preistorico tra antichi sepolcri e manufatti

La cava custodisce tracce di insediamenti già dal Bronzo antico (2200–1600 a.C.): necropoli con tombe a grotticella, enchytrismòs, ed un imponente dolmen semicircolare sul colle Cozzo Croce, costruito con lastre di calcarenite e coperto da una grande piastra piatta.

Natura, trekking e silenzi millenari

Attraversata dal torrente Tellesimo, la cava offre itinerari immersi nel verde e nella roccia: adatti a camminatori di livello da facile a medio, con percorsi ad anello compresi tra 5 e 8 km, cascate in miniatura, pozze, punti panoramici e aree picnic.

La fauna è variegata: falco di palude, istrice, riccio, volpe, ambiti uccelli migratori, oltre a specie di interesse conservazionistico nei boschi di leccio e noci. Il torrente ospita anche la trota macrostigma, preziosa specie protetta negli Iblei.

Curiosità

Lo sapevi? Il nome “Cava dei Servi” deriva da un’antica definizione: “Servi di Dio”, perché fin dai tempi remoti, questo luogo era considerato sacro, rifugio spirituale e funerario, tanto da assumere un ruolo quasi monastico nella memoria popolare.

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