Mare Jonio in Tribunale | È giusto salvare vite o infrangere la legge?
Al via il processo Mare Jonio a Ragusa: Don Ciotti sostiene gli attivisti accusati di favoreggiamento dell'immigrazione. Umanità o reato? 🌊🤝


Al via il processo Mare Jonio: Don Ciotti si schiera a favore degli attivisti
Ragusa, 21 ottobre 2025 – Una giornata carica di tensione e significati profondi quella di oggi, con l’apertura del processo ‘Mare Jonio’ che ha visto scendere in campo sei attivisti della ONG Mediterranea Saving Humans, accusati di favoreggiamento aggravato dell’immigrazione clandestina. La platea si è riempita di sostenitori, tra i quali figura anche don Luigi Ciotti, noto fondatore di Libera e Gruppo Abele, che ha levato una voce chiara in difesa dei diritti umani.
“Salvare vite in mare viene definito un reato,” ha dichiarato don Ciotti, evidenziando l’assurdità di una legge che penalizza chi si attiva per soccorrere i migranti in difficoltà. “Cos’altro dovremmo fare, se non voltare la testa dall’altra parte e lasciare morire la gente?” ha aggiunto, sottolineando una contraddizione inquietante: “Se l’umanità è reato, e la disumanità ragion di Stato, siamo alla fine dell’etica.”
Il grande paradosso dello Stato italiano
La denuncia di don Ciotti non si è fermata qui. Ha messo in luce “il grande paradosso dello Stato italiano”, che finanzia le istituzioni libiche, in cui si annidano anche i trafficanti di esseri umani. Lui ha affermato che un simile approccio contrasta con le azioni dei cittadini che, organizzandosi per salvare vite, vengono invece accusati di violazione della legge. “La disumanità come ragion di Stato è inaccettabile,” ha ammonito, mostrando una preoccupazione per il decadimento dei valori democratici.
Un intervento che salverà vite?
Il processo di oggi si basa su eventi risalenti all’11 settembre 2020, quando la nave ‘Mare Jonio’ salvò 27 migranti da una situazione disperata a bordo della petroliera danese Maersk Etienne. “L’autorizzazione delle autorità italiane per far sbarcare i migranti dimostra quanto queste azioni siano vitali e necessarie,” ha ribadito il sindacato CGIL, presente in aula per esprimere la propria solidarietà.
La lotta contro la criminalizzazione del soccorso in mare
In una nota, la CGIL ha espresso il proprio sostegno agli attivisti, affermando che “Mediterranea ha scelto di stare dalla parte della vita.” La presenza del sindacato al processo dai rappresentanti come Alfio Mannino e Peppe Scifo si pone come un segno di solidarietà nei confronti di chi continua a rischiare la propria vita per salvare quelle degli altri.
“È urgente contrastare le norme che criminalizzano il soccorso in mare,” hanno aggiunto, evidenziando come la legalità non possa mai giustificare la morte di innocenti in mare. “L’Europa non può continuare a essere la fortezza di indifferenza e disumanità,” hanno concluso, lanciando un appello all’unione e alla cooperazione per evitare che il Mediterraneo si trasformi in un cimitero.
Con un processo che promette di sollevare questioni etiche e legali di grande rilevanza, il caso ‘Mare Jonio’ diventa un simbolo della lotta per i diritti umani e la dignità. La risposta della società civile, e di personaggi come don Ciotti, segna un passo fondamentale in questo percorso di resistenza.